Artigiani Carta

Amatruda, la Carta di Amalfi

Per gli amalfitani che andranno in Paradiso, quello sarà un giorno come tutti gli altri.

(Renato Fucini)

Un ventaglio di case, strade, scalinate e sottoportici, in lungo declivio adagiato, sospeso fra il perpetuo moto del Mediterraneo e l’imponente presenza dei Monti Lattari. Bisogna percorrerlo tutto quel ventaglio, giungerne al vertice, lì dove l’edificato si dirada ed avvolgenti, accolgono e incantano, i rigogliosi e terrazzati profili della montagna.

Un pezzo di Paradiso in terra. E’ questa Amalfi. In cima la Valle dei Mulini. Lì dove la famiglia Amatruda da secoli produce carta.

“La Carta”. Di Amalfi.

“Per individuare una possibile data di nascita della nostra Cartiera, possiamo assumere a riferimento la nostra più antica filigrana raffigurante un cerchio coronato e caricato da tre gigli angioini, con il cartiglio recante la dicitura “Amatrulo”, risalente al XV secolo”.

A raccontarci, con passione e competenza, la storia aziendale familiare e quella dell’antica arte della produzione cartaria amalfitana è la dottoressa Antonietta Amatruda:

“la produzione della Carta ad Amalfi ha una lunga tradizione storica iniziata con l’espansione araba nel Medioevo. Già a partire dal XIII secolo Amalfi forniva carta per atti pubblici e privati alle principali città dell’Italia Meridionale, alle corti Angioine, Aragonesi, del Vicereame spagnolo, fino a quella Borbonica. Ad oggi la nostra cartiera, fra non poche difficoltà affrontate nel corso del tempo, è l’unica che prosegue la produzione della carta a mano con metodi tradizionali”

Gli Amalfitani fin dal X secolo furono presenti in Sicilia e nei principali centri commerciali arabi come, Alessandria d’Egitto o il Cairo; divenendo così fra i primi ad apprendere le tecniche di fabbricazione della carta, frutto delle strette relazioni anche di tipo artistico e culturale che essi andarono stabilendo col mondo Arabo. Un decretale di Federico II, del 1231, costituisce il più antico documento attestante l’uso di carta ad Amalfi: ironia della sorte, in quell’atto il re di Sicilia proibiva agli Amalfitani l’utilizzo della carta come supporto per la redazione di documenti ufficiali, da sostituirsi con la pergamena.

Nel corso del XII secolo si assiste così, sul territorio amalfitano, alla graduale trasformazione dei mulini ad acqua esistenti prima in gualchiere (per la “sodatura” dei panni utilizzati) e successivamente in cartiere. Gli impianti produttivi sorgono così lungo il fiume “Canneto”, lì dove le cascate erano più abbondanti ed il getto d’acqua più forte. Una zona che assumerà così nel tempo la denominazione di “Valle dei Mulini”.

“Con l’avvento della Rivoluzione Industriale la produzione artigianale di carta subì inevitabili trasformazioni, con l’introduzione di macchinari che acceleravano i ritmi produttivi. La crisi del settore fu in parte scongiurata nella prima metà del Novecento, a cavallo delle due Guerre Mondiali, grazie alla produzione di carta per finalità belliche (la produzione di munizioni). Dagli anni ’50 in poi, con l’ulteriore meccanicizzazione dei processi di produzione, con l’introduzione dell’ Offset, la crisi diventa profonda, anche perché la “Carta a mano”, valutata secondo i nuovi standard produttivi, appariva ora come “difettosa”: i lati intonsi, il suo non essere perfettamente liscia, così come altre delle sue caratteristiche peculiari artigianali”

Ma quello della seconda metà del Novecento è un mondo che va anche sempre più veloce, che chiede sempre più merci, che impone innovazioni tecnologiche rilevanti in tutti gli ambiti produttivi.

“Molte cartiere, dopo la seconda Guerra Mondiale, chiusero anche a causa di problemi di tipo logistico e infrastrutturale: basti pensare che all’epoca tutti il trasporto delle materie prime necessarie alla produzione avveniva di fatto “a spalla”, rendendo dunque proibitivo il proseguimento dell’attività, soprattutto per le cartiere che erano localizzate nell’area interna della valle. A ciò vanno aggiunte le difficoltà poste dalla particolare orografia del territorio amalfitano, che impedì a molte di queste cartiere di ampliarsi strutturalmente per introdurre processi produttivi di tipo industriale; cosa che invece avvenne a Minori e Maiori dove non mancarono riconversioni in chiave industriale di precedenti cartiere artigianali”.

Alla metà del Novecento, dunque, anche per la Cartiera Amatruda, l’unico scenario futuro possibile sembrava essere quello della chiusura; ma così non la pensava il Maestro Cartaro Luigi Amatruda, che ebbe all’epoca l’intuizione di “tornare all’antico”: fabbricare un tipo di carta che avesse tutti i requisiti della carta a mano (lati intonsi, grana del foglio, trasparenza, morbidezza, ecc.) realizzata però con il supporto della Macchina in tondo. Per rendere tangibile quella che appariva una sfida al limite fra il sogno e la follia, Luigi Amatruda sperimentò tecniche, materie prime, processi e lavorazioni per oltre vent’anni, investendo parte significativa del patrimonio familiare, non avendo mai richiesto contributi e finanziamenti pubblici per la propria attività d’impresa.

“Uomo dalla tempra forte e dall’intraprendenza aperta al progresso, il Maestro cartaro “don Luigi”, superando difficoltà e circostanze poco favorevoli, ha saputo seguire l’orma dei padri e quello spirito tradizionale che l’ha posto all’avanguardia di tutti gli altri produttori della carta amalfitana. Nonostante l’esistenza relativamente breve, ma densa e fruttuosa, ha lasciato un’eredità preziosa per il nome ed il prestigio stesso della sua terra nativa”. (cit. Prof. Giuseppe Galasso)

A coronamento dell’immane sforzo condotto da Luigi Amatruda nel corso di quegli anni non facili, giunse nel 1969 la commessa da parte dell’editore Mardersteig (già stampatore di D’Annunzio) per la fornitura della carta del volume in gaelico “A Drunk Man Looks at the thistle” di Hugh Mac-Diarmid, che divenne la prima produzione per l’editoria della cartiera Amatruda.

Da quel momento in avanti numerosi e prestigiosi divengono i progetti editoriali che adottano le Carte prodotte dalla cartiera Amatruda, com’è il caso delle tante produzione dei Fratelli De Luca, editori d’arte, l’“Eneide” delle Edizioni dell’Elefante con 12 illustrazioni originali dipinte da Guttuso, le “Leggende Ovidiane” edite dalla Eldec con incisioni di Pietro Annigoni che illustrerà anche la stampa de “L’elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam. Ed ancora: “Il Canzoniere” di Petrarca stampato da Marotta a Napoli, “Il Pianeta Buzzati” per le edizioni Apollinaire, l’”Hamlet” di Shakespeare per l’editore Tallone, “I pensieri della notte” di Roberto Barni, le “Ultime poesie” di Filippo De Pisis.

Nel 1979 Luigi Amatruda muore all’età di 66 anni, a seguito di un periodo di malattia protrattosi per mesi e nei quali, preoccupato per il futuro della Cartiera, cercherà anche acquirenti disposti a rilevarla; sarà invece in questa delicata fase storica che entrerà così in gioco, Rosa, moglie di Luigi, che guiderà la cartiera per circa un decennio, lasciando gradualmente la successiva conduzione alle due figlie Teresa e Antonietta. Per lungo tempo si parlerà infatti di Amatruda come de “La Cartiera delle Donne”. Al fianco delle sorelle Amatruda è già oggi lavorativamente all’opera anche il “futuro” dell’azienda, Giuseppe figlio di Teresa.

Le commesse di particolare prestigio proseguono per la Cartiera Amatruda anche negli anni 2000: la collaborazione con la Colophonarte di Belluno, così come la stampa su carta di cotone del “Processus contra Templarios” e della “Causa Anglica” ad opera della casa editrice Scrinium per conto dell’Archivio Segreto Vaticano.

“Oggi produciamo due tipologie di carta: quella “a mano” e quella sempre a mano ma con la “forma in tondo”: quella “a mano” la realizziamo ancora come si faceva nel 1200/1300, ovviamente senza l’utilizzo degli stracci ma utilizzando cellulosa o cotone; la prima è adottata prevalentemente per la produzione di carta da lettera, partecipazioni e per carta ad uso grafico, mentre il cotone, che ha un costo più elevato, maggiore morbidezza ed è dunque un materia prima di maggior pregio, la si impiega prevalentemente nell’ambito editoriale o per usi grafici specifici come l’acquarello”.

In estrema sintesi, il processo di produzione della carta “a mano” prevede, dopo la realizzazione dell’impasto e la sua colatura, l’utilizzo della “forma”, costituita dalla tela e dal cascio, che viene immersa nell’impasto dal quale gradualmente viene eliminata l’acqua; successivamente, con la pressione ed utilizzando un feltro di lana come supporto, il foglio di carta lascia la tela e viene così appoggiandosi sul feltro: per ogni foglio è dunque necessario un feltro di lana. Il foglio viene dunque sottoposto ancora a pressione al fine di far rilasciare ulteriormente acqua, fino a circa il 60% del contenuto, e permetterne lo stacco con le dita. La fase che segue è quella dell’asciugatura sulle “tese”, fili di ferro sui quali si “lanciano” i fogli di carta che vengono così asciugati dalla ventilazione prodotta dai grandi finestroni presenti nello Spanditoio. I fogli vengono poi collati, messi nuovamente ad asciugare ed ulteriormente pressati con l’ausilio del martello idraulico.

Nella produzione con la “macchina in tondo”, avviata a partire dall’ Ottocento, le fasi di lavoro precedentemente realizzate manualmente vengono invece svolte da un macchinario, ma con la particolarità che la produzione continua ad essere “foglio per foglio” mantenendo quindi le caratteristiche qualitative e di pregio della carta prodotta “a mano”.

Amatruda produce oggi Carte per l’editoria d’arte ed a tiratura limitata, Carta inviti e per partecipazione, Album e confezioni per la pittura, Carta da lettera, Quaderni, Biglietti da visita, Calendari e Segnalibri.

Tutta la sua produzione è conforme ai “requisiti per la massima permanenza e durabilità” fissati a livello europeo per “le carte destinate a documenti, libri, disegni e stampe artistiche che, per la loro rilevanza storico, legale e di altro tipo, devono essere conservati per un tempo più lungo possibile” (UNI 10332).

Una produzione, quella degli Amatruda, che avviene nel pieno rispetto della tradizione cartaria amalfitana, così come dell’incommensurabile e fragile bellezza del contesto ambientale circostante:

“La Cartiera adotta un “giro delle acque” necessarie alla lavorazione, pressoché chiuso, al 90%, riutilizzando quindi le acque bianche: di fatto non impattiamo sull’ambiente circostante, anche perché non utilizziamo materie inquinanti in nessuna fase del ciclo produttivo; abbiamo fatto condurre analisi anche sulla composizione del nostro impasto che è risultato essere ben al di sotto delle soglie limite imposte dalla legislazione in vigore”.

Dire oggi “Carta di Amalfi”, equivale a dire Cartiera Amatruda, l’unica realtà produttiva oggi in grado di assicurare alla città la continuità della fabbricazione di una carta di alta qualità che con la sua storia ha valicato i confini locali imponendosi da tempo immemore a livello nazionale ed estero.

La Cartiera Amatruda è viva testimonianza dello straordinario patrimonio artigiano nazionale.

Elemento produttivo, storico e culturale imprescindibile della Città di Amalfi e del suo rappresentarsi al mondo.

Una realtà che con il suo quotidiano e la sua storia dimostra che anche in Campania “si può fare”. E bene.

“Un foglio di carta avoriato, dai bordi intonsi, ha un’anima e una voce che è eco del passato. Evoca l’incontro sapiente dell’acqua con le fibre e prezioso diventa per chi ama appena fermarsi a concedere spazio alla riflessione, alla poesia, all’arte”

Contatti

Cartiera Amatruda
La Carta di Amalfi
84011 Amalfi (Sa)
089.871315
info@amatruda.it
www.amatruda.it

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